La storia di un porto – la MCLI di Berna
“C’era una volta, tanto tempo fa, una dolce fanciulla chiamata da tutti Cenerentola”. Con queste parole inizia una delle fiabe che hanno accompagnato la nostra infanzia. Un racconto che conosciamo tutti, che narra della ragazza figlia di un nobile e orfana di madre, costretta dalla matrigna a svolgere i servizi domestici come fosse una serva. Una fiaba semplice, lineare, per bambini.
“C’era, verso l’inizio del Novecento, una piccola comunità di emigrati italiani che si incontrava in preghiera nella Chiesa della SS. Trinità di Berna”. Con queste parole potrebbe iniziare il nuovo libro di storia scritto e pubblicato in occasione del 60° anniversario della costruzione della Chiesa della Missione Cattolica Italiana di Berna. Una storia non inventata, ma una storia scritta da donne e uomini, da suore e missionari, dalle nostre nonne e dai nostri nonni, dai nostri genitori, dai nostri connazionali. Una storia vera, molto meno lineare e molto più complessa di quella di Cenerentola.
Soprattutto, una storia che era importante scrivere per sottrarla al triste destino di ogni storia non scritta: cadere nel dimenticatoio. Un rischio, questo, ancora più accentuato per una comunità migrante, che per definizione è dinamica e di continuo “passaggio”: emigrati italiani che giungono costantemente dall’Italia, altri che rimpatriano per un motivo o per un altro, persone che continuano la loro esperienza di migrazione in altre località, seconde e terze generazioni sempre più integrate nella società di accoglienza. Per non parlare dei vari sviluppi nella politica di migrazione italiana e svizzera o della politica di integrazione elvetica. Tutte variabili, queste, che rendono la storia della comunità italiana di Berna molto più complessa e dinamica rispetto alla storia di una comunità “statica”.
Ma ha senso scrivere la storia di una comunità dinamica? Certo. Anche se io fossi arrivato a Berna solo quest’anno e i miei nonni non avessero partecipato alla costruzione della Missione, avrebbe comunque senso scrivere e leggere la storia della Missione. Non sarà la mia storia personale, ma è la storia di tutti noi. È la storia della comunità a cui appartengo. E la Missione, con la sua Chiesa, ha rappresentato e rappresenta ancora oggi una delle case di questa comunità di italofoni a Berna.
È un po’ come se ognuno di noi fosse una barca che, durante il suo navigare, si ferma per un periodo più o meno lungo in un porto. In questo porto, ognuno di noi scarica ciò che trasporta: speranze, pensieri, paure e si arricchisce di nuove esperienze, riflessioni, amicizie. Scrivere la storia di questo porto non significa, quindi, scrivere la storia di ogni singola barca, bensì raccogliere quanto centinaia di persone hanno donato e ricevuto in quel porto. Come si è sviluppato quel porto, cosa ha rappresentato per le barche che ci sono passate. Un porto sempre in continua trasformazione ma con un’unica luce ad illuminare il cammino: il faro della fede cristiana.
D’accordo, quindi scrivere la storia è importante per raccogliere gli eventi del passato? No. O meglio, sì, ma non solo. La storia ci indica chi eravamo, ci fa ri-trovare la nostra identità, ci dà un punto fermo – un porto - da cui ripartire quando ci sembra di aver smarrito la rotta.
La storia, anche quella nazionale o internazionale, va sempre considerata come un’esperienza dell’umanità. Riducendo questo concetto ai minimi termini: cosa ne facciamo noi delle nostre esperienze personali? Cerchiamo di imparare dai nostri errori. Un bambino che tocca per la prima volta la fiamma della candela non lo farà una seconda volta. Dovremmo imparare dagli errori della storia come un bambino impara a legarsi i lacci delle scarpe dopo esserci inciampato. Capire le vere lezioni della storia – che non sono date o nomi altisonanti di nobili condottieri – ma lezioni di vita. Cercare, quindi la morale della storia.
La storia di Cenerentola termina con il classico “e vissero tutti felici e contenti”. Ai bambini lascia, però, una morale importante e profonda, che i più piccoli colgono quasi inconsciamente: avere il coraggio di credere nei propri sogni e nel valore della propria vita.
Chiediamoci allora, insieme: qual è la morale della storia della comunità cattolica di lingua italiana di Berna?
L.N.P.
Articolo pubblicato sul mensile insieme di marzo 2023.