top of page
Immagine del redattoreRedazione

Chiamiamoli per nome

Li chiamiamo semplicemente “rifugiati”, ossia coloro “che temendo a ragione di essere perseguitati per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le loro opinioni politiche, si trovano fuori del Paese di cui sono cittadini e non possono o non vogliono, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese; oppure che, non avendo cittadinanza e trovandosi fuori del Paese in cui avevano residenza abituale a seguito di tali avvenimenti, non possono o non vogliono tornarvi per il timore di cui sopra”. (Art. 1°, Convenzione di Ginevra del 1951)


Come sappiamo, il mondo è pieno di parole e definizioni che aiutano noi umani a incasellare e categorizzare fatti, oggetti e luoghi. Spesso, però, le definizioni vanno quasi a snaturare ciò che ci troviamo davanti.


In questo caso, ad esempio, i rifugiati non sono unicamente ciò che è scritto nella definizione, non hanno un’etichetta o una marchiatura: sono persone, con un vissuto, con sogni e speranze, gioie e dolori (molto probabilmente più dolori che gioie) e con un nome.

Perché questa lunga premessa? Per raccontare di un bellissimo progetto al quale la Missione Cattolica di lingua italiana di Berna parteciperà in una modalità diversa rispetto agli anni precedenti.


“Beim Namen nennen”, tradotto dal tedesco in italiano con “chiamarli per nome” è un progetto nato a cavallo tra la Germania e la Svizzera. Varie organizzazioni, principalmente con un background ecclesiastico o di ONG, sono unite dalla convinzione che da anni alle frontiere esterne dell'Europa si verifichino tragedie che non devono essere dimenticate e si battono per una politica dei rifugiati più umana.


L'azione è stata lanciata dalla Offene Kirche di Berna ed è sostenuta da numerose organizzazioni interreligiose e umanitarie.


Dal 2019, l'azione “Beim Namen nennen” commemora le persone morte durante il viaggio verso l'Europa e protesta contro la loro morte. Nella Giornata del Rifugiato, vengono letti i nomi di queste persone e vengono scritti su strisce di tessuto bianco che si appendono sulla facciata della Heiliggeistkirche, la chiesa che si trova in centro a Berna, proprio davanti alla stazione.


Nel 2021, tutte le 44.000 strisce in tessuto sono state unite cucendole e sono state rilegate in 10 libri.


Un dramma silenzioso si svolge da anni sui mari e ai confini dell'Europa e solo occasionalmente viene riportato dai media. Dal 1993 sono morti oltre 51.000 bambini, donne e uomini. O dobbiamo forse chiederci se sono stati uccisi da una politica sempre più dura dei Paesi europei, che impedisce a queste persone di entrare legalmente in Europa per chiedere asilo?


Sono costretti a fuggire da situazioni di pericolo e a mettere a repentaglio la propria vita e quella della propria famiglia. Rimangono in campi profughi poco dignitosi, senza cure adeguate e senza sapere se, quando e come continueranno a vivere.

Con varie azioni e un memoriale, si commemorano le vittime e si protesta pubblicamente contro questa situazione insostenibile.


Quest’anno sarà la prima volta in assoluto che la lista dei nomi sarà tradotta in lingua italiana e che alcune attività si terranno direttamente presso la Missione Cattolica.

Durante il fine settimana del 17 e 18 giugno, infatti, in occasione delle celebrazioni, verranno letti i nomi di ottocento persone (o fatti) decedute durante le traversate verso la speranza.

Verranno inoltre appese, davanti all’edificio della Missione, le strisce di tessuto sulle quali i volontari della Missione, in un ambiente di raccoglimento e meditazione, avranno provveduto a scrivere gli ottocento nomi.


Un’azione questa che dona l’opportunità di riconoscere ciò che veramente accade ormai da anni nei mari che tanto ci piace visitare da turisti, che ci permette di guardare oltre, di vedere con i nostri occhi i numeri che sentiamo ai telegiornali, ma soprattutto – forse – di diventare un po’ più umani, umanizzando “loro”, “gli altri”: i “rifugiati”.


Elisa Driussi


Articolo scritto per il mensile “Scalabriniani”, maggio 2023.




21 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page