Quando all’interno dell’anno della famiglia e del cammino sinodale, accogliendo l’invito di Papa Francesco a metterci in ascolto, abbiamo voluto organizzare la conferenza dal titolo “L’anello perduto – Separati, divorziati, risposati” eravamo consapevoli di toccare un tema, anzi una realtà, scomoda e difficile da affrontare. Scomoda e difficile perché non tutti gli operatori pastorali sono preparati ad ascoltare e accompagnare coloro che vivono la ferita della fine di un matrimonio e la realtà di una nuova unione. Troppo spesso ci si limita a far presente le disposizioni della Chiesa con l’invito a rispettarle. La conseguenza di una tale “pastorale” è che in coloro che ne sono i primi interessati nascono spesso sentimenti di non sentirsi accolti e compresi, di sentirsi giudicati ed emarginati dalla comunità. Abbiamo comunque deciso di farci “scomodare” da questo tema.
Dalla conferenza è nata la richiesta di iniziare un cammino di condivisione ed approfondimento. Abbiamo iniziato il cammino con profondo rispetto per coloro che avrebbero partecipato. Il desiderio che ci ha guidato è stato quello di farci prossimi e camminare insieme a nostri fratelli e sorelle con la consapevolezza che la condivisione di esperienze di vita, senza la presunzione di giudicare e dare risposte preconfezionate, è il primo passo per stabilire fiducia ed amicizia. Sono queste poi le basi sulle quali sviluppare il discernimento “caso per caso”, come ricorda Papa Francesco nella “Amoris laetitia”, che potrà condurre ad una più profonda comprensione del proprio vissuto, ad una riconciliazione con esso e con le persone coinvolte ed infine all’accesso ai sacramenti.
Fin dall’inizio è stato chiarito che nessuno era presente come maestro ma che tutti potevamo arricchirci l’un l’altro nella condivisione comunitaria. In questo atteggiamento “sinodale” è stato naturale aprirsi all’altro, ascoltarlo, approfondire temi e situazioni vissute, anche delicate. È nato spontaneamente il desiderio di approfondire temi che riguardano la fede e la Dottrina della Chiesa.
Desiderando condividere questa prima esperienza, che è ancora in divenire, con la comunità, credo che il modo migliore sia quello che ci guida nel cammino, in maniera “comunitaria”. Diamo voce quindi ad alcune brevi testimonianze di alcuni partecipanti.
Una esperienza positiva e di speranza
“La mia esperienza nel gruppo è positiva in quanto esso è frequentato da donne e uomini, che condividono la loro esperienza in un ambiente di condivisione e d’amicizia. Persone che hanno conosciuto l’amore della famiglia e la separazione o il divorzio. Persone che non hanno perso la speranza di crederci ancora. Un cammino non facile, ma insieme ben si spera. L’approfondimento di temi attuali sulla coppia, sui separati e divorziati, dà la possibilità di capire i valori cristiani della Chiesa Cattolica, (perché essere esentati dalla comunione?) e i diritti civili della società contemporanea in cui viviamo.”
Spirito di comunione e di fratellanza
"Quante volte, in passato, mi sono soffermato in varie Chiese e vedere quanti corsi vengono promossi per fidanzati, coppie e famiglie, senza pensare che si potrebbe essere in una situazione "diversa" di unione familiare o non, e... non trovare nessuna iniziativa, ma pur sempre desiderosi di fare un cammino insieme ad altri.
Ahimè! la verità è proprio questa. Tutto ciò che è al di fuori dell’ambito sacramentale (in questo caso quello del matrimonio), all' interno della comunità parrocchiale (in generale e non MCLI) viene taggato come ..."fuori schema". Senza pensare alle dinamiche e sofferenze che ci possono essere dietro un'esperienza di separazione e/o divorzio. E quindi, molto spesso ci si sente "sconfitti due volte".
Non avevo mai visto, uno solo di questo tipo di annunci in cui, anche a caratteri piccoli, vengono invitati "divorziati in nuova unione, separati etc. etc.”. Né tantomeno viene detto negli annunci finali della messa, e quando provi a chiedere a qualche responsabile, ti rendi conto che ..."ti troveresti a disagio". Per quanto uno possa avere le spalle robuste ed una forte fede, questo tipo di "atteggiamento" logora e allontana dalla comunità.
Il giorno in cui, dopo avere seguito la conferenza sui separati/divorziati e risposati o in nuova unione, è stato annunciato che in MCLI si provava a fare un cammino del genere, ho pensato che forse qualcosa stia cambiando.
Per come li sto vivendo io, i primi incontri sono stati di "conoscenza", di "condivisione". Come se ci conoscessimo da tempo, abbiamo condiviso in maniera libera e spontanea, la nostra storia. Penso che in quei momenti, abbia preso il sopravvento, la voglia di parlare, di condividere con altri "simili" la propria esperienza; come un senso di liberazione.
È ovvio che ognuno di noi ha una storia di separazione diversa, ma il tipo di dolore resta uguale. E proprio questo ci aiuta a comprenderci meglio ed a rispettarci.
Ognuno di noi è arrivato ad un punto diverso del cammino post-separazione, e questo fa sì che la condivisione arricchisca ciascuno di noi.
Seppur pochi (in diversi hanno lasciato per vari motivi) vi è veramente uno spirito di comunione e di fratellanza che cresce incontro dopo incontro. E proprio incontro dopo incontro si acquisisce sempre più la consapevolezza che stiamo intraprendendo un cammino e che ... "dietro le nuvole c'è sempre il sole".
Se è pur vero che con papa Francesco molte cose stanno cambiando, è altresì vero che ci vorranno anni, decenni etc ...per riuscire ad essere una Chiesa/comunità che non guardi la razza, il ceto sociale o lo stato civile. Ed essere protagonisti, nel proprio piccolo, di questo cambiamento, ci fa sentire partecipi di un progetto più grande.
Un cammino che mette in discussione
“Sono già trascorsi molti anni dal momento del divorzio e sono ormai in pace con questo capitolo importante della mia vita. Non ci vedevo quindi alcuna ragione per continuare in questo gruppo…. si, è quel che credevo, perché visto per me in prima persona. Poi, tante esperienze, spesso dolorose, sono state “messe sul tavolo” in piena fiducia. Allora ti accorgi che il tuo vissuto potrebbe essere una luce, anche se fioca, per qualcun altro e che dove credevi aver già capito tutto c’è ancora molto da imparare e approfondire. Infatti, continuo a frequentare il gruppo scoprendo con gioia quante “belle persone” ne fanno parte.”
don Gianfranco Biribicchi con gruppo “L’Anello perduto”
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